Piccoli screzi tra condomini

Agata Storti è magra magra e la dottoressa Mongiardini, sempre molto delicata e desiderosa di ricevere consensi in ascensore, l’ha salutata con un bel “ma lei è troppo magra, ma mangia?” e la Agata, che forse la domanda se l’era già sentita fare mille volte le risponde “beh sa, non c’è lavoro e poco lavoro…poco cibo e solo del discount..” e la Mongiardini che non aveva capito che doveva chiuderla lì, che tanto si era già giocata il consenso eterno dalla Storti, nonché Agata, nonché furiosetta per l’intrusione, le fa “ma voi giovani perchè non scendete in piazza a lamentarvi come abbiamo fatto noi…?”. Fermo restando che lei era sempre stata dall’altra parte, si era quasi sorpresa da sé per essersi affrancata per un attimo, nel chiuso di un ascensore, dal dissenso sul sessantotto e, a pensarci bene, si era sentita un po’ più leggera, ma, a parte questo, non si è resa conto che s’era tirata la zappa sul piede, quello con la nocetta. “Gentile signora non-so-chi-sia, la rivoluzione noi la facciamo democraticamente andando a votare, non c’è bisogno di spaccar vetrine… e poi, come mai, quando ci si ribella facendo una manifestazione che non porta a nulla, avete da dire e adesso, se non se ne fanno, avete ancora da ridire? Che vi prende?” L’ascensore era arrivato, davanti a loro la Marticola col viso di quella che ha appena udito una novità da raccontare.

La fama dell’eroe

Commestini è sopraffatto dagli inviti a casa di molti del Blumen ma anche di altri condomini del quartiere: l’amministratore del condominio Libertà ha persino proposto, col bel tempo, di dargli l’androne per raccontare la sua storia; spesso arrivano telefonate di giornalisti di testate locali che lo vogliono invitare a raccontarsi, persino una nota trasmissione televisiva pomeridiana lo ha chiamato e non è detto che ci vada uno di questi giorni. Lavato e sbarbato, indossa dei vecchi vestiti del nonno riesumati anche quelli dalla cantina, ma incellophanati e profumati di canfora. In effetti Commestini adesso sa di canfora, ma la nonna quando gli da qualcosa di nuovo lo fa stare dieci minuti sul balcone per dissolvere l’odore nell’aria…ho notato che alla fine anche lei lo sbatte fuori, dev’essere nel suo destino che le donne lo sbattano fuori dalle case, eppure è così mite, con quel suo sorriso sempre spalancato. Comunque il giorno del suo arrivo dall’ospedale era terrorizzato. Così la racconta: “non so, ho mangiato un piatto di pasta con le cotiche e ho bevuto un bicchiere di rosso che me lo ha detto il dottore che fa bene, ma dopo una mezz’oretta neanche mi è venuto sonno, non riuscivo a tenere gli occhi aperti e allora ho appoggiato la testa sul tavolo per un riposino. A un certo punto mi sono accorto che lei mi ha messo un sacchetto della spesa attorno al collo e lo teneva stretto… ma io credevo di sognare, che ogni tanto lo faccio un sogno così….e adesso mi viene da pensare che forse anche le altre volte non era un sogno…..oddio…. ma io ho sentito una forza che non ho mai avuto e cercavo di reagire, a un certo punto lei si è allontanata ma io mi sono accorto che il sacchetto era legato stretto e mentre cercavo di tirarlo e romperlo, lei è arrivata con un mattarello e ha cominciato a colpirmi in testa…io l’ho fermata con le mani e lei allora è scoppiata a piangere e gridava “perdonami perdonami!” Io non capivo niente, fatto sta che mi ha lasciato tranquillo e ho continuato a riposare..era come se continuassi un sogno strano e movimentato, ero molto assonnato; dopo non so quanto però la strega è tornata all’attacco e mi ha colpito ancora toc toc toc sulla mia testa come se fosse di marmo e quando ho cominciato a urlare e Gargoglia ha suonato alla porta, lei si è fermata; lui mi ha portato all’ospedale e adesso lei è agli arresti domiciliari”. “Bella roba, sua moglie agli arresti domiciliari, è quello che fa da anni, lei sta in casa e lei Commestini le fa da cameriere!” gli rimbrotta Cocoscia  Nella con gli occhi spalancati a tanto orrore.
“Vabbè adesso è tutto finito signor Commestini, sua moglie ha capito che non si fanno queste cose, adesso la accompagnamo da lei e stia tranquillo, le parliamo noi” cerca di rassicurarlo la nonna anche perchè credo che cominci ad averne abbastanza di quel via vai in casa ma lui sussulta sulla poltrona nella giacca incanforata del nonno “Eh, no, ha detto che si era sbagliata con le pastiglie, invece del sonnifero mi ha dato le pastiglie per l’allergia, ma che la prossima volta non si sbaglia più, se le è segnate con una crocetta!!”

Suspance al Blumen

La realtà supera sempre la fantasia. Commestini si è piazzato a casa della nonna e dice che da quella strega non ci vuole più tornare. La situazione è critica, la figlia minaccia di farlo interdire, a lui non interessa. Gargoglia ogni tanto gli batte una manata sulla spalla come per dirgli “dai che ce la farai” ma lui non vuole sentire ragioni e non si schioda dalla poltrona vicino alla finestra che da sul parco e si lascia andare nel verde in silenzio. E’ andato in cantina ed ha portato a casa della nonna un sacco a pelo puzzolente che usava da ragazzo; l’odore di muffa era potente e la nonna l’ha subito fatto portare da lavare seduta stante. La Cocoscia che era lì presente nel momento dell’insediamento, stava addirittura per svenire. I fatti sono tragici effettivamente, forse lo avrete letto sui giornali: lui è stato un paio di giorni all’ospedale, niente di grave alla fine, ma adesso si rifiuta di tornare a casa sua, tantomeno dalla figlia. Ha scelto la casa della nonna, per ora, e così tutti entrano ed escono da lei, anche senza invito, per portargli conforto e generi alimentari. I fatti sono che più o meno la perfida ha deciso di ucciderlo!

Tensioni al Blumen

A dire il vero la telefonata dal walkie talkie di mia nonna a dirla giusta è stata “io quella la denuncio, passo e chiudo”. Il signor Commestini era seduto al tavolo della mia cucina, le gambe accavallate, vedevo la punta delle sue dita decorate di lunghe unghie ossificate che si stava lentamente schiarendo, sembrava sereno, come lo si è dopo una lunga lotta. Stavo dicendo di mia nonna: ai tempi in cui le telefonate costavano eccome, lei aveva escogitato il sistema di parlarmi con gli aggeggini che usavano i boy scout e non so chi altro, perchè “fai un’unica spesa e poi non spendi più nulla!”. Mi arrivò un anno come regalo di Natale “Così ci possiamo parlare gratis!” ribadì entusiasta mentre scartavo il suo regalo fatto su con la carta di giornale, come lei usa spesso fare. Da allora, nonostante tutte le offerte incredibili dalle varie compagnie telefoniche, lei si ostina ad usarlo, “e poi….chi ti può intercettare la telefonata?”. Ho sottovalutato la cosa, cosa che faccio spesso quando si tratta di lei, salvo ogni volta ricredermi che avrei fatto bene a non farlo quando ormai è troppo tardi, ma ve lo racconterò un’altra volta. Le ho risposto comunque “Ciao, non posso parlare ora passo” grave errore, dovevo dire “passo e  chiudo”, e lei “questa faccenda è da risolvere, ho sentito dire che chiedono l’accompagnamento! Lo sbatte fuori di casa da solo al freddo e solo… e vuole l’accompagnamento! Io la denuncio! Passo” e io spostandomi in un’altra stanza “nonna sta tranquilla adesso la situazione è sotto controllo, poi ti spiego passo” e lei “si, ma non al telefono perchè qui si va nel penale tra un po’.  Passo e chiudo”. Respiro. Non ho idea di cosa abbia in mente ma farò bene a scoprirlo prima che lo metta in atto.

I viventi – Riflessione

La notizia è orripilante. Per quanto se ne sentano ogni giorno di nuove devo confermarmi nella convinzione che la realtà supera di gran lunga la fantasia: 47 cani imbottiti ciascuno di un chilo e mezzo di cocaina in Messico e poi uccisi una volta affrontato il viaggio e arrivati in Italia. Non so se avete presente cosa possa significare per un animale come un cane viaggiare su un aereo, ma transeat, se deve seguire il suo padrone a cui ha giurato fedeltà eterna; in questo caso, però, erano pacchi viventi di morte per sé e per gli altri. Il “veterinario” in Messico li operava inserendo nelle loro viscere ovuli di droga avvolti nel cellophane; all’arrivo in Italia venivano squartati per estrarre il bottino di morte. La denuncia è partita da una donna che non sopportava più i lamenti dell’animale! La band che organizzava il giro era la solita: adolescenti che han trovato nel gruppo una nuova famiglia, donne che perpetuano antichi riti di sottomissione ai loro coetanei maschi, niente di nuovo sotto il sole; gerarchizzazione di ruoli di potere basata sulla paura e sulla solitudine, ripetizione di clichè standard di violenza, che non va bene, ma è meglio di niente, dell’indifferenza dei tuoi. E il denaro che te ne deriva surroga parzialmente la tua desolazione. Accetti di soffocare le tue emozioni per sottometterti al leader, il padre che non hai mai avuto. Nel frattempo una schiera di deboli fra i deboli, l’ultimo anello della catena, strazia il suo corpo e quello di altri viventi. Non commento oltre, lascio al vostro silenzio la riflessione.

Gli animali, come i vegetali, ci aiutano a essere migliori, è ora che cominciamo a capirla sta cosa, altrimenti non ce la caveremo: il sogno di un mondo migliore parte anche da qui, come dice Marco Verdone.