Pieno di luna: il mio nuovo libro

pieno di lunaQuesto racconto lungo – di cui prossimamente potrete scaricare un primo “assaggio” – parla di qualcosa che potrebbe succedere a tutti noi in un futuro prossimo venturo. Ma anche di fatti che sono sempre successi e sempre succederanno ad altri prima e dopo di noi. Parla di tecnologie ingorde che, esplorando sistematicamente i campi delle neuroscienze, invadendo le nostre menti più di quanto non stiano già facendo agli altri sistemi oggi in uso, agiscono senza pietà. Parla di quando gli psicofarmaci, a cui tra pochissimo ci saremo assuefatti, lasceranno il campo a tecnologie sempre più raffinate, quando non ci sarà più niente da ingerire, ma solo piccoli aggeggi da inserire in qualche anfratto del nostro corpo. Ma non parla di queste cose, esse sono solo sottintese, date per scontate, esse agiscono in un futuro, che assomiglia tanto a questo.
Parla della vita di un uomo ormai anziano che si trova, suo malgrado, a fare i conti con un passato acquattato in un angolino della sua mente che non ha digerito : esso rilascia semplicemente disagio. Niente di grave, credetemi, è quel disagio che prende ogni tanto un po’ tutti noi, che non sai da dove arrivi, lo vorresti cancellare, che si piazza sopra la tua testa come una nuvolaglia densa e inamovibile. Lo sfuggi e ti rincorre nella sua lenta persistente azione di volersi far notare. Che si fa in questi casi? Si cerca di sfuggire assumendo qualcosina oppure, come il protagonista del nostro racconto, affidandosi alla migliore società specializzata in questo genere di cose che, attraverso una sofisticata tecnologia, guida i tuoi pensieri verso lidi tranquilli. Dal momento in cui firma il contratto, la vita del nostro co-protagonista comincia impercettibilmente a cambiare. E’ quello che desidera il nostro protagonista, oppure l’ingranaggio si è inceppato?

Il volo di Icaro

icarus1-1140x450Icaro, figlio di Dedalo costruttore del labirinto, riuscì, con le sue doti di fantasia e la forza della giovinezza, a fuggire dal labirinto nel quale entrambi erano imprigionati; nella parte più interna del labirinto viveva il Minotauro che, con la sua sola presenza, dettava il da farsi sulle cose. Ma la spinta di Icaro a lasciare l’opera costruita dal padre, la sua storia persino, nella quale erano effettivamente prigionieri, gli fece credere di poter fare ciò che voleva: nel volo verso la libertà si inebriò di se stesso e delle sue doti, avvicinandosi troppo al Sole, inebriato anche dalla benevolenza degli dei che credeva lo assecondassero, pur di non abbandonare le posizioni acquisite ed apparire indegni agli occhi di Giove, si spinse troppo vicino al sole, bruciando le belle artistiche ali fatte di cera che si era costruite e morì per la caduta da così grande distanza. Soltanto Dedalo, il vecchio padre, si salvò.
Lo sapete ormai, la sorte a volte è beffarda.

Silenziosamente al mattino spicca il tuo volo: la recensione di Sololibri.net

copertina SilenziosamentePotete leggere la recensione originale su Sololibri.net

Il luogo e il tempo di questo libro non sono specificati nel libro e questo mi ha fatto immaginare la storia ambientata oggi e nella mia città. Un meteorite incombe sul nostro pianeta e la distruzione appare imminente. Ognuno la vive a proprio modo: c’è chi rassegnato attende la propria fine, c’è chi cerca di fare finta di nulla e c’è chi cerca una qualsiasi soluzione di salvezza. E poi c’è Giorgio, un adolescente il cui problema principale al momento non è l’arrivo del meteorite che distruggerà ogni cosa, ma la sua vita familiare, con una madre che vive all’ombra di un padre violento e arrogante. Nella mente di Giorgio comincia a prendere forma l’idea di andarsene di casa e scomparire nel nulla: quella che vive non è “vita”. Così decide di andarsene di casa e il destino si mostra generoso con lui. Come per magia, lasciando la sua casa d’origine e i drammi familiari, tutto sembra prendere la giusta piega: trova infatti nello stesso luogo, sia un lavoro da dog sitter sia una casa in cui abitare. E così entrerà a far parte di un mondo bizzarro e abitato da persone umane e “buone”. Mentre leggevo avevo la sensazione che due sorelle migliori di Gina e Tina Baldi e di loro padre non potessero esistere per Giorgio, come se loro l’avessero aspettato da tempo e quasi impazienti di aspettare l’avessero accolto nella loro famiglia in modo naturale e semplice. Anche se la famiglia Baldi è tutto tranne naturale: sorelle stravaganti e con passati misteriosi, un padre a dir poco bizzarro e un cane che sembra avere un rapporto preferenziale con Giorgio. Tutti questi ingredienti catapultano Giorgio in rocambolesche avventure ai limiti del reale, dove incontrerà anche una amica, Viola, una adolescente con un rapporto difficile con la propria madre. Il nostro protagonista riesce finalmente a vivere quell’adolescenza e quella quotidianità familiari che fino a poco tempo prima non sapeva nemmeno esistessero. Il tutto nella cornice di un mondo che sembra essere arrivato agli sgoccioli, la cui fine incombe.

Libro stravagante, ironico, a suo modo coinvolgente. Mi ha colpito molto la voglia di cambiare e di riscatto di Giorgio, ma soprattutto l’aver realizzato di essere riuscito nella sua piccola grande impresa.

“Provò anche orgoglio, perché sentiva di avercela fatta, era ora di pretendere ciò che non aveva mai avuto, adesso che aveva sperimentato la possibilità di essere amato.”

Un pitone al Blumen

snake-constrictorL’evento era pressochè straordinario, la voce si rincorreva, e tuttora si rincorre, tra i pianerottoli, le scale e nell’androne del Blumen, certamente anche nelle case, con qualche aggiunta, magari un po’ più ansiosa o birichina.
Quando la signora Cocoscia Nella ha telefonato disperata alla vicina sotto di lei, ansimando, che c’era un pitone strisciante lento sul suo balcone, la signora Bandessa le ha risposto che non poteva fare nulla perchè stava facendo una seduta di fisioterapia, che chiamasse la Asl. Dopo di che, finita la seduta, alla domanda se tutto era a posto, la signora Cocoscia ha risposto che erano venute tre persone della Asl, forse i veterinari incaricati, che hanno fatto entrare il pitone in una gabbia e lo hanno portato via. Heinz Calduccio, un po’ perchè era preoccupato un po’ perchè ama indagare di suo, avendo conoscenze in loco, ha chiamato la Asl per verificare: la risposta è stata lapidaria, nessuno era mai uscito per catturare un pitone! Direte, saranno state farneticazioni della Cocoscia ormai in preda ad un Alzheimer spinto? Può darsi, ma il fatto è che, adesso, molte persone, si rifiutano di andare in cantina per paura di incontrarlo.
Si vedono coppie di persone che avanzano lentamente badando bene a dove mettono i piedi mentre scendono le scale verso le cantine, altri che si rifiutano di andarci, altri ancora che avanzano circospetti guardando invece verso l’alto, nel timore che la bestia si dondoli a qualche ringhiera prima di lasciarsi scivolare addosso a qualcuno, si dice addirittura che la Marticola, dopo due giorni di malattia, darà forfait. La situazione è aperta: c’ è o non c’ è un pitone al Blumen? E inoltre, chi ci dice che debba essere proprio un pitone, che ne sa la Cocoscia di serpenti? Tutto è sospeso nell’acqua che continua a cadere da giorni, questa acqua che imperterrita scende dall’alto facendo salire dal basso i più cupi pensieri, addirittura certuni fantasticano di fogne zeppe di serpenti abbandonati costretti a risalire nell’androne. La nonna ha cercato di tranquillizzare tutti: “Ma signori, se avevamo il problema dei ratti presto sarà risolto e non certo da quelle costosissime esche che abbiamo disposto dappertutto!”. A dire il vero questa osservazione non sembra aver rassicurato molti, ma è mia nonna, tutto le si perdona; il solo fatto che non si sia affatto scomposta per il “nuovo inquilino” l’ ha ulteriormente riconfermata nella hit dei notabili del condominio, anche se qualcuno, sottovoce, dopo questa affermazione, le ha dato della strega e la cosa l’ ha davvero divertita. É  probabile che nel fine settimana si organizzeranno battute a squadre per catturarlo. I volontari si facciano avanti, saranno i benvenuti.

L’Atelier dei miracoli di Valérie Tong Cuong – Recensione

latelier_dei_miracoliAlle volte la vita ci trascina via, come una piena di fiume. Sì, certo, potreste obiettare cosa ci si stia a fare sull’argine di un fiume in piena. Rispondere sarebbe un’altra storia. I protagonisti Millie, Mike e Mariette non si conoscono, sono tutti e tre sull’argine del fiume delle loro vite quasi immobili, bloccati, quando un evento dà corso a un nuovo rivolo di vita, diversa da prima. Nessuno dei tre si era reso conto prima di quanto fosse stato in pericolo eppure, viveva. Ciascuno di loro, nei modi di sempre che da anni trascinava stancamente, illudendosi che quella fosse la vera vita. Ma non lo era. La strada intrapresa anni prima non era consapevole, ma semplicemente seguiva la china di un logico destino, e invece….rendersi conto di essere soli, pur avendo dei genitori (Millie), decidere di non rappresentare più la Maschera del guerriero (Mike) o lasciarsi andare ad esternazioni non congrue, anzi violente, con un alunno, che fanno esasperare il marito “perfetto” (Mariette), costringono i nostri tre personaggi a cambiare rotta da vite che altro non erano che un diversivo per arrivare fin lì, e da lì poter partire. Il resto del romanzo…è tutto per voi.